Quella che segue è la recensione di un libro praticamente sconosciuto, di un autore, Gino Neri, ancora più sconosciuto. Eppure il contenuto del libro, scritto negli anni ’80 del secolo scorso, è di una attualità disarmante.
A cura di Armando Raccone
ADDIO PARADISO TERRESTRE (Gino Neri)
Recensire un libro, sintetizzandone l’essenzialità e riassumendone le caratteristiche, è sempre impresa ardua. In questo caso il tutto si complica, avendo davanti a sé un testo semi-sconosciuto redatto da un altrettanto semi-sconosciuto autore. Ma l’opera, intrigante e redatta con molto sacrificio e passione dall’autore, merita sicuramente tale sforzo, anche e soprattutto per le implicazioni che ne derivano e che riguardano tutti noi. Un libro edito nel 1980, frutto di 25 anni di studi e verifiche svolte dallo stesso autore in varie località del Mondo e facente seguito ad alcuni saggi precedentemente pubblicati dallo stesso Neri. Un lavoro immane e certosino che, secondo chi lo ha descritto, ha determinato la nascita di una nuova scienza: quella della “Termica Terrestre”.
Per prima cosa specifichiamo chi sia Gino Neri: praticamente nessuno. Nella sua vita ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti e premi ma, per sua stessa ammissione peraltro senza alcun senso di colpa o di inferiorità, ammette di non aver conseguito alcun titolo di studio. Garzone, pastore, contadino, trasportatore di carbone: questi gli “studi” della sua gioventù. Poi 5 anni di militare (“Padre Padrone senza bastone”), quindi da autodidatta, costruendo e progettando impianti termici per oltre 40 anni, arrivando a conseguire due medaglie d’oro per i suoi meriti, in riconoscimento del duro lavoro svolto. Tutto questo lo ha portato ad avere questo suo “hobby” diventato in seguito una vera e propria missione. Un grido di allarme e di dolore lanciato da un uomo che, già negli anni ’70 dello scorso secolo, denunciava i brogli del mondo dell’informazione ed in particolare del mezzo televisivo che “è il congegno che tutto farà morire, abolendo i contatti umani…constatato che si vendono balle a getto continuo… chi crede a loro dovrà sapere cosa gli spetta…”.
Un uomo ossessionato in particolare dalla dighe, tanto più grandi e tanto più, per conseguenza, foriere di sventure.
E veniamo quindi all’opera, poiché di opera si parla.
Il fondamento della scienza della Termica Terrestre si basa sul gioco delle forze Terra-Atmosfera. Quest’ultima, in particolare viene vista dal Neri come “quadro complesso e delicatissimo che racchiude tutti gli ingranaggi della nostra esistenza, vulnerabilissimi e delicatissimi”. Effettivamente tutti noi sappiamo che la vita sulla nostra Terra è possibile solo grazie al fatto che il nostro pianeta sia circondato, appunto, da una atmosfera che lo separa dallo spazio esterno. I pianeti da noi conosciuti, esplorati con sonde o visti dai telescopi, non permettono la vita (così come noi la intendiamo) proprio a causa della rarefazione o della completa assenza di atmosfera. In questa dinamica entra in gioco proprio il nostro pianeta e la sua componente terra, dal quale prende il nome. Terra che si compone e si scompone, così come la componente aria che forma acqua, ghiacci, pioggia, nuvole che sono sempre aria e che formano il manto termico chiamato atmosfera. L’atmosfera vive intorno alla Terra ma non può fondersi con essa. La parola fusione non può coesistere: gli elementi dell’aria, in continuo movimento, formano l’urto che sprigiona energia, in una danza senza fine. La nostra atmosfera è una stupenda centrale termica, dove l’aria risale e ridiscende in continuo, generando la Vita, frutto di milioni di anni di evoluzione che infine hanno portato il nostro pianeta alle condizioni attuali. Finché l’uomo non ci ha messo lo zampino…
Già a partire dal 1970, il Neri constatava l’inizio di cambiamenti climatici in atto nel bacino del mediterraneo. Raffreddamento generale del clima e mancanza del susseguirsi regolare delle stagioni. Il nostro ricercava infine le motivazioni di tali cambiamenti nella causa della costruzione della diga di Assuan, sul fiume Nilo, da lui ritenuto l’imperatore di tutti i fiumi e certamente il più importante del Mediterraneo. Un fiume che ogni secondo vomitava una incalcolabile massa di acqua vitale alla costante temperatura di 20/25° per tutto l’arco dell’anno, funzionando come una sorta di valvola termostatica.

Fiume che, con la costruzione della diga di Assuan, ha completamente perso tale funzione. La diga: un immenso “mare” di circa 8000 km di di diametro, oltre 6 miliardi di mq di superficie, con fondali che variano dai 60 ai 100 metri di profondità determinando così quasi 400 miliardi di metri cubi d’acqua. Il tutto al centro di una zona definita Equatore Termico: una fascia di temperatura elevata che si estende dall’Arabia Saudita sino alle coste dell’Atlantico, spingendosi a sud sino al lago Vittoria e confinando a nord con il mediterraneo, comprendendo Libia ed Egitto. Luoghi dove le temperature medie si aggirano sui 35°. Un serbatoio di calore immenso dove, fatta salva la stagione delle piogge, non vi era mai emissione di vapore acqueo. La costruzione della diga di Assuan ha però sconvolto tutto questo. Questo “vulcano manufatto” di acqua pressoché stagnante, erutta in continuazione una immensa colonna di vapore acqueo che, a detta dell’autore, ha ripercussioni sino al sud degli Stati Uniti, oltre ad aver completamente sconvolto il nostro Mediterraneo.

Tralasciando tutti i calcoli e gli accertamenti svolti dal Neri, comunque molto dettagliati, complessi e realistici, arriviamo alle conclusioni che, incontrovertibilmente, si sono spinte sino ai giorni nostri: raffreddamento di tutto il bacino del Mediterraneo con inverni rigidi, piovosi e nevosi al sud dell’Italia e, per via dei giochi di alta e bassa pressione, secchi e relativamente meno rigidi al nord. Tornado e trombe d’aria sulla nostra penisola. Intensificarsi dei fenomeni alluvionali. Intensificarsi di lunghi periodi di siccità. Intensificarsi dei fenomeni sismici (il Neri aveva predetto pure questo!). In poche parole, ciò che stiamo realmente vedendo verificarsi, tramandatoci in un libro del 1980!
Nel testo vi sono, qua e la, altre “perle” del Neri: ad esempio lui ritiene che il cancro non sia altro che la mancanza di aria all’interno del corpo, dovuta alla fusione (che mai dovrebbe avvenire) fra aria e terra (qui ribadendo concetti già cari alle antiche medicine orientali che davano primaria importanza al respiro in quanto noi siamo, di fatto, aria. Di cui ci nutriamo con il nostro primo respiro all’atto della nascita e che viceversa esaliamo con il nostro ultimo respiro all’atto della morte fisica.)
Definisce cretina la parola “big bang”, definendo il tutto “studio ipotetico inverosimile contro natura ed è solo romanzo ed imbroglio”(sic!). Come “balle” vengono pure definite le macchie solari, il buco nell’ozono e teorie consimili.
Il libro termina poi con tutta una serie di appelli al Mondo, inviati dal Neri agli organi Governativi e di informazione di quasi tutto il pianeta. Messaggi nella gran parte dei casi ignorati, se non addirittura derisi. Opera di un folle, senza titoli, lauree e conoscenze. Il solito guitto alla corte dei “baroni” del Mondo, siano essi scienziati, ingegneri, medici, ecc., ben asserviti al solito pensiero dominante. Al solito messaggio che deve passare, inculcandosi a dovere, nelle ignare teste delle genti.
Insomma un testo a tutto tondo, farcito di dissertazioni che spaziano dalla medicina e chirurgia alla chimica, dalla fisica all’agricoltura, dall’ingegneria alla metereologia. Un testo intrigante che, al di là delle verità presunte o accertate, lascia il lettore con l’amletico dubbio: le opere dell’uomo, così immense ed importanti, quali benefici realmente apportano? E quali ne sono in realtà le contropartite?
Alla luce dei moderni studi ambientali, sui cambiamenti climatici e sull’inquinamento, Gino Neri se proprio non aveva accertato la verità assoluta, perlomeno vi era andato molto vicino.