A cura di Andrea Pilati
Comprendo che con il tempo si possano cambiare le idee, ma arrivare ad affermare l’esatto opposto, ossia da denigrarlo a sostenerlo, mi pare troppo. Sto parlando di Beppe Grillo che anni fa, nel 2008, durante un comizio dei suoi (chiamati “meet-up” perché fa più moderno e svecchia gli stereotipi) inveisce contro Mario Draghi, un banchiere che si permette di dettare legge ai governi. Praticamente una plutocrazia dichiarata. Ma è storia vecchia.
“Se andiamo al governo questa roba cambierà in una settimana…”
Infatti Draghi affermava che i governi avrebbero dovuto fare sforzi economici per ridurre il debito pubblico, ormai diventato il mantra consolidato a giustificazione di una eterna crisi, esternato proprio da colui che la crisi la crea e alimenta attraverso il debito. Si capisce che è un discorso che si auto alimenta, senza alcuna possibilità di soluzione; perchè è questo il fine, in fondo.

2015, correva il tempo del “quantitative easing”, dei soldi dati agli Stati ma arrivati solo alle banche a quanto pare.
Intanto Beppe continuava ad inveire, urlante, dai palchi, anno dopo anno, prima di entrare a Montecitorio.
Poi, qualche anno dopo…
C’è qualcosa che non quadra, oppure era tutto previsto, dopo che Beppe ha ricevuto minacce per avere osato parlare di signoraggio bancario e sovranità monetaria?
Adesso però tutto è cambiato, adesso c’è Draghi veramente, dopo che, da tempo, molti di quelli come noi che si fanno domande e cercano risposte avevano preconizzato la sua venuta. Molto più precisamente lo ha fatto l’ottimo ricercatore e giornalista freelance Francesco Amodeo.
Comunque i 5 stelle hanno recentemente votato la loro preferenza o meno verso Draghi:

…poi uno si chiede SE e COSA ci facesse sul Britannia nel 1992…
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