Nazismo sanitario. Come il governo fece credere agli italioti di sentirsi liberi

“Improvvisamente, di colpo, viene la realizzazione. Vedi quello che sei, ciò che hai fatto o, più precisamente, ciò che non hai fatto, obbedendo a quanto a tutti noi è richiesto:
non fare niente.
Ti ricordi delle occasioni in cui, forse, se ti fossi sollevato, altri pure si sarebbero sollevati.
Ora ricordi tutto e ti si spezza il cuore.
Troppo tardi.
Sei compromesso oltre ogni rimedio.”

Milton Mayer: “They Thought They Were Free” 1955

A cura di Giuliano

Facendo una ricerca su Milton Mayer mi sono imbattuto in un articolo scritto da Beda Romano per il Sole24Ore, neanche 3 anni fa.

L’articolo, ironia della sorte, spiegava come non si potessero notare gli straordinari parallelismi di attualità politica relativamente al crescente antieuropeismo che stiamo oggi vivendo, e cita un libro di Mayer ( They Thought They Were Free – The Germans, 1933-1945 ) che ancora oggi, in merito alla situazione “emergenziale”, si rivela di incredibile attualità fornendo un utile chiave di lettura per riuscire a vedere ancora più chiaramente cosa stiamo lasciando che accada sotto il nostro naso.

Ve lo ripropongo a tratti ed in corsivo, con poche modifiche in grassetto. La lettura diventa a mio avviso fin troppo attuale.


Pensavano di essere liberi – Italia 2019-2022 è un libro scritto nel 2025 dall’autore Michele Andretti e narra attraverso l’occhio acuto dell’autore le vicende umane e politiche che portarono all’affermarsi dell’Apartheid vaccinale e del nazismo sanitario

Andretti scelse di investigare le esperienze individuali, intervistando dieci uomini, «dieci piccoli nazional-scientisti».

Gli intervistati appartengono tutti o quasi alla piccola borghesia: bancari, insegnanti, negozianti, artigiani, poliziotti, studenti.

Conosciamo il fascino che il carisma del Primo Ministro suscitò su un popolo frustrato dalla Pandemia di Covid e impoverito dalla Grande Depressione che ne conseguì, così come i meccanismi di irreggimentazione che segnarono l’Italia di quel periodo.

Più interessante è capire come e perché gli italioti assecondarono il crescente e visibile autoritarismo del nuovo regime nazista.

Almeno all’inizio, il nazismo offrì agli italioti l’impressione illusoria di maggiore libertà. Liberi dalle sanzioni imposte durante il lockdown. Liberi dalla presunta oppressione di un altrettanto presunto complotto giudaico-satanista-massonico. Liberi da una politica ritenuta corrotta ed inefficiente. Liberi da un mondo intellettuale lontano dal pensiero unico. Liberi, in un contesto velleitario di autarchia economica.

Il distanziamento sociale divenne una forma di rassicurazione, un modo per creare una nuova normalità, che doveva promuovere le virtù non intellettuali e proteggere il Paese dalle minacce invisibili. Il vecchio sistema andava purificato, e lo studioso o il letterato non erano più persone fidate e rispettate, ma diventavano oggetto di sospetto e risentimento. Come non fare un paragone con il presente? In molti paesi, la stessa ossessione vaccinale si traduce nel desiderio di liberarsi dalle restrizioni e ritrovare una probabilmente illusoria libertà.

Solo gradualmente, il regime nazista del governo tecno-scientista divenne autoritario e liberticida, sancendo «una separazione tra il governo e la sua popolazione». Senza accorgersene gli italioti

«sprofondarono in un mondo di odio e di paura, e chi odia e teme non si rende neppure conto di odiare e di temere; quando tutti sono trasformati, nessuno è trasformato»

scrive Andretti. L’autore chiese ai suoi interlocutori perché questi non reagivano alle violenze crescenti. La risposta era che non vi era nulla che si potesse fare.

In realtà, quanto più gravoso è il sentimento di responsabilità di ciascuno di noi dinanzi a un evento, tanto più avremo la tentazione non di respingere ogni responsabilità, bensì di negarne la sua stessa esistenza.

La spiegazione che l’autore dà del comportamento degli italioti dinanzi ai primi segnali di una morte sistematica dei vaccinati e la discriminazione dei non vaccinati è convincente, e può essere applicata oggi ad altri fenomeni politicamente più modesti e spesso tragicomici, a iniziare dalle ruberie quotidiane di cui siamo tutti in un modo o nell’altro testimoni.

In fondo, in entrambi i casi, le ragioni sono da ricercare nella crisi della democrazia rappresentativa e nella sensazione diffusa che non tutti sono uguali di fronte alla legge.

Il libro di Andretti contiene non pochi moniti, soprattutto quando l’autore spiega che all’ascesa del governo tecno-scientista contribuì anche la paura molto italiota della «minaccia invisibile». I vari primi ministri che si succedettero, a partire da Giuseppi I, cavalcarono questo sentimento nel prendere il potere a Roma. Anche ai giorni d’oggi c’è chi evoca continuamente la minaccia invisibile per rafforzare il proprio ruolo politico.”


Ora verrebbe ancora una volta da chiedersi: ma non impariamo proprio nulla dalla storia? Neanche quando questa è scritta dai vincitori??? Se è così allora vuol dire che ci piace proprio essere presi per il covid.

fonti:
https://www.ilsole24ore.com/art/cosi-fuhrer-fece-credere-tedeschi-sentirsi-piu-liberi-AEZfkAOG

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