Ospedale di Biella – Il silenzio dei colpevoli

“È meglio per noi la morte in battaglia per amore di Dio, che non la vita nella vergogna e nell’ignavia.”
Isacco di Ninive, Discorsi ascetici, I sec

Immagine in intestazione: https://libreriamo.it


Tutto è partito da un ricovero in ospedale…

Anni fa, un malanno che avrebbe portato in ospedale sarebbe stata la maggiore preoccupazione, ma nell’anno 4 d. C. (dopo Covid) la maggiore preoccupazione è diventata “entrare in ospedale”.

Qualche mese fa avevo redatto un articolo (“Un vigliacco tampone sotto i ferri“) che raccontava una storia dai risvolti kafkiani che però non aveva alcun ché di surreale, ma è stata pura realtà.

Ritengo che l’Universo, nella sua richiesta di esseri di valore, ma anche di provato equilibrio e determinazione, ci metta sempre alla prova per temprarci, passarci sotto esame e dare valore a coloro che si sono distinti. Così ho voluto affrontare questa esperienza, andando fino in fondo, cercando di non scadere nella mania di protagonismo e nella vendetta, ma per amore all’animo che mi sprona, un atto di giustizia, senza aspettative di soluzioni, ma solo per portare a termine un opera. Se avrò fatto una cosa corretta me lo diranno i fatti…

Dott. Francesco D’Aloia
Fonte: https://aslbi.piemonte.it

Da questa vicenda è quindi partito l’iter che mi ha portato a redigere un paio di PEC indirizzate alla dirigenza dell’ospedale nella persona del Dott. (dottore?) D’Aloia e per conoscenza alla Dottoressa (dottoressa?) Trevisan, la stessa che nell’audio, presente nell’articolo sopra menzionato, mi ha velatamente minacciato di deferirmi all’autorità giudiziaria per avere interferito telefonicamente con le procedure protocollate dell’ospedale nei confronti del mio parente ricoverato.

Alla prima PEC il dottor D’Aloia ha risposto per sommi capi, in modo evasivo e burocratico, non esaustivo, elusivo nelle domande specifiche. A queste modalità di replica ho richiesto ulteriore risposta tramite una seconda PEC, che è però stata lettera morta…

Nelle ultime comunicazioni avevo fato presente al dirigente che se non avesse replicato in odo esaustivo avrei divulgato la vicenda a mezzo stampa. E così ho fatto…
Prego il lettore di divulgare pubblicamente l’accaduto e la lettera che ne è uscita, che è stata pubblicata sul bisettimanale “La nuova provincia”. La inserisco qui, in formato scaricabile; un modo come un altro per mettere luce su questi personaggi fatti di ombre che dovranno rendere conto dei propri fatti e misfatti dinanzi alla propria coscienza.

Il fine di tutto ciò non è pretendere di dare fastidio a questi personaggi, che si dimostrano attualmente inattaccabili e si possono permettere di tacere e ignorare. C’è chi tra loro si permette anche di scrivere un libro e di andare sfrontatamente in giro per il Paese a pubblicizzarlo senza tema di essere linciato, visto che vi sono pure personaggi pagati per proteggerli che non hanno il minimo sdegno per il servizio che fanno a esseri così ignobili. No, non è per tutto questo… Il fine è di creare una traccia, un orma sul sentiero, un documento che rimarrà nel futuro per ricordare il passato e non ripeterlo. Il resto lo farà la Giustizia universale una volta che abbiamo lasciato il corpo. E lì non ci saranno appello, né giustificazioni, nessuno a proteggerci o a prendere le nostre difese. Meglio quindi arrivarci con meno macchie possibili sull’anima. È un consiglio che ricordo sempre a me stesso; e anche lo giro anche al sig. D’Aloia. Si metta una mano sulla coscienza prima che sia troppo tardi.


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