Venite ragazzi, la scuola 4.0 vi aspetta a settembre…

(Foto di copertina www.openinnovation.regione.lombardia.it)

Se il pensiero corrompe il linguaggio, anche il linguaggio può corrompere il pensiero
(George Orwel)


Se credevate di esservi lasciati alle spalle la famigerata DAD allora è il momento di rivedere le vostre convinzioni.

Mentre si infervorano le piazze per il blocco delle macchinine euro 5 a gasolio, mentre manifestazioni si stanno organizzando in lungo e in largo nella penisola, qualcos’altro sta accadendo dietro la cortina fumogena delle varie distrazioni di massa, dove per massa non intendo quella formata dagli ipnotizzati dal mainstream ma da coloro che si dichiarano risvegliati, che dicono che ci si debba unire, ma solo dove interessa loro; per poi ritornare divisi.

E che succederà mai dopo il 15 settembre? Sarà per caso un’altra buffonata per distrarre, facendo in modo che le persone scendano in piazza (di nuovo) e inveiscano al grido di “libertà” (dove l’ho già sentita questa?) e poi si muniscano di avvocato (di nuovo) per fare valere i propri diritti? Quando invece basterebbe semplicemente ignorare questi pagliacci, così potremmo spendere il nostro tempo per discutere di questioni pregnanti che ci riguardano, dimenticandoci di Loro.

Di cosa dovremmo occuparci in fondo, di così importante da venire prima del blocco delle auto nelle città con oltre i diecimila abitanti?

Patrizia Scanu, laureata con lode in Filosofia, poi in Lettere classiche e infine in Psicologia ad indirizzo clinico, ha esaminato il nuovo Decreto Ministeriale che norma la prossima scuola italiana. Patrizia è meticolosa, pungente ma anche lungimirante e analitica. Il testo è corposo ma vale la pena leggerlo e ci si accorgerà, con il senno di poi, di quanto tutto fosse già programmato per abituare genitori e ragazzi alla nuova dialettica, dove la madre lingua viene sostituta da una esterofila, ben lontana dalle radici greco-romane, pregne di significato, della lingua italiana. E, si sa, se si cambia la lingua si confondono le menti.

Buona lettura


Il Piano Scuola 4.0: a chi giova? [parte prima]

di Patrizia Scanu

(Estratto del testo, presente nel PDF allegato)

Un Decreto Ministeriale, di natura amministrativa, non ha e non dovrebbe avere infatti valenza di legge.

Ma andiamo con ordine. Che cosa dice il Piano Scuola 4.0? Che il problema della scuola sono gli spazi di apprendimento (non i locali malsani e fatiscenti, le classi-pollaio, gli insegnanti precari, mal selezionati e mal pagati, la burocratizzazione del sistema, il progettificio prodotto dall’autonomia scolastica, la cronica e intollerabile carenza di fondi o l’incuria della politica), che occorrono “ambienti di apprendimento innovativi”, che l’”ecosistema di apprendimento” adatto a questa generazione di studenti richiede non solo spazio e tecnologia, ma anche formazione, organizzazione del tempo e metodologie didattiche. Con un salto logico carpiato, si conclude che tutta la comunità scolastica deve impegnarsi “per rendere sostenibile il processo di transizione verso un più efficace modello formativo ed educativo”, quello digitale. Tradotto in parole povere: bisogna digitalizzare la scuola, adattare le aule alla didattica digitale (next generation classrooms), formare obbligatoriamente gli insegnanti a utilizzarla (in tutti i gradi di istruzione), modificare i tempi e l’organizzazione scolastica in funzione delle tecnologie digitali e usare metodi adatti al contesto digitale, ovvero avvalersi “delle pedagogie innovative quali apprendimento ibrido, pensiero computazionale, apprendimento esperienziale, insegnamento delle multiliteracies e debate, gamification” (se non capite, non preoccupatevi. Non siete i soli. La lingua coloniale non dovrebbe essere presente in un testo legislativo). Per le superiori, i next generation labs dovranno insegnare “robotica e automazione; intelligenza artificiale; cloud computing; cybersicurezza; internet delle cose; making e modellazione e stampa 3D/4D; creazione di prodotti e servizi digitali; creazione e fruizione di servizi in realtà virtuale; comunicazione digitale; elaborazione, analisi e studio dei big data; economia digitale, e-commerce e blockchain. E perché non impiegare il tempo-scuola in attività noiose come leggere, scrivere, analizzare testi, potenziare il lessico o la capacità di argomentare studiando latino, greco, storia e filosofia, visto che le ore di lezione non aumenteranno? Perché – dice il testo senza alcuna argomentazione – questo modello formativo, fondato sulle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics: tutto rigorosamente in inglese) – sarebbe più efficace: utilizza infatti ampiamente l’apprendimento ibrido, che mescola realtà fisica e realtà virtuale. Paradossalmente, il metaverso, emblema stesso dell’autismo percettivo volontario che aliena da ogni forma di contatto sociale reale, dovrebbe ampliare gli spazi di comunicazione sociale. Come se la tragedia della DAD, dell’isolamento, della dispersione scolastica conseguente, della perdita di identità e di senso di milioni di ragazzi non fosse stata abbastanza distruttiva per questa sfortunata generazione.

(segue nel PDF allegato)


Un pensiero riguardo “Venite ragazzi, la scuola 4.0 vi aspetta a settembre…

  1. Patrizia Scanu è laureata in Filosofia, Lettere classiche e Psicologia, è diplomata in Gestalt Counselling e ha un Master in Mediazione familiare. È insegnante liceale di lunghissima esperienza e ha ideato e coordinato vari progetti, tutti rivolti al benessere e alla crescita degli adolescenti e dei docenti, fra i quali laboratori di consapevolezza corporea ed emozionale, seminari di comunicazione non violenta, seminari sulla paura della morte (presentati ad alcuni convegni internazionali) e progetti di prevenzione della violenza di genere.

    Scrive da anni di argomenti educativi e ha ideato e creato nel 2021 un progetto di istruzione parentale integrale per i ragazzi della scuola secondaria, finalizzato alla riparazione dei danni psicologici e spirituali causati dagli effetti delle misure pandemiche sugli adolescenti. Proprio di questo parla nel libro Oltre la scuola e l’homeschooling.

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